Quello che c'è stato di mezzo, partendo dal Greco di Tufo e finendo con le lacrime agli occhi… beh è stato meraviglioso. Si sarebbe certamente potuto fare di meglio, soprattutto verso la fine, ma … Impagabile la complicità che c'è stata.
Il sapersi prendere gli spazi giusti. Il credere sempre e comunque l'uno nell'altra.
Siamo stati d'esempio, ci hanno invidiati e poi… boh. Chi lo sa?
Ci si distrae. Si perde di vista l'obiettivo: essere felici. Ci si dimentica che la persona che abbiamo di fianco ci ama in modo incondizionato e si innescano dei meccanismi perfidi. Risposte acide, menefreghismo, orgoglio, supponenza.
E per cosa? Per farsi male. Per allontanarsi ed arrivare a detestarsi, senza però fermarsi mai.
Sempre frenetici, sempre presi da mille cose. Cento impegni sempre di corsa. Ed il tempo passa. E si commettono errori. E non si risolvono. Si lasciano scorrere senza preoccuparsi mai.
Poi, un bel giorno, si arriva al culmine. La tesa esplode in confusione, il cuore ormai è offuscato dal male. E si agisce. Si compiono azioni che no, non si possono rimediare.
Quando ci si spinge oltre o si cade o si trova una sbarra, un freno. Allora ci guardiamo allo specchio e ci guardiamo nell'anima. "ma cosa sto facendo???" Purtroppo però è troppo tardi. Troppo tardi per sistemare le cose. Si soffre e non esiste nessuna medicina e nessun cerotto che possa aggiustare il cuore…se non il tempo, ma tanto tempo.
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