Mi sono fermata un secondo ed ho davvero avuto la sensazione che la testa potesse esplodermi per tutto quello che ci stava frullando dentro.
Se avessi tappato il naso e soffiato forte, sono certa che sarebbero usciti ricordi, domande, emozioni e mille dubbi dalle orecchie.
Una meravigliosa terrazza, uno splendido panorama ed una carrellata di situazioni che mi sono passate davanti agli occhi come se stessi premendo il tasto rew. Alle mie spalle un gruppo di persone, alcune molto diverse tra loro, probabilmente la maggiorparte completamente diverse da me.
Ho temuto che i loro occhi potessero "ficcanasare" e voler leggere attraverso i miei cosa mi stesse passando per la testa ed ho trovato un rifugio: un ingenuo bambino.
La piccola creaturina mi guardava incurisita, forse più attratta dai miei colori fluo che da altro. Mi sono lasciata distrarre dalle sue richieste di attenzioni, ma sono subito ricascata nel vortice dei pensieri.
Tantissimi, incredibilmente tanti e concatenati. Ed ho realizzato che ho vissuto un autunno, poi un inverno, la primavera ed ora l'estate...
Ed eccola la frase maledetta : "buona estate". No, non ci sono storie, io non li so gestire gli addii ... nemmeno gli arrivederci. Fin da piccola era una tragedia! Mia sorella partiva per il mare con la zia ed io dovevo separarmene? Perfetto... Lacrime, singhiozzi e muso lungo, nonostante mi concedessero di guardare il Festivalbar dalla mia vicina di casa mangiando un sacchetto enorme di caramelle gommose. Oppure quando si andava al mare in Liguria per due settimane e si conoscevano amichetti che avrei rivisto l'estate successiva, il giorno della partenza era davvero straziante. Iniziavo il pomeriggio prima ad agitarmi perché poi li avrei dovuti salutare e volevo assolutamente lasciare un bel ricordo, nonché l'indirizzo per le lettere e scambiarci un braccialetto o qualsiasi cosa.
E l'ultimo giorno di scuola? Sempre tanta tristezza perché ormai l'avevo capito che non sarebbe stato semplice vedere i compagni che abitavano lontano. Ed erano altri tempi. Non c'erano i cellulari, non avevo la patente e si facevano le vacanze in periodi diversi. Insomma, mi sono spiegata, ma se è necessario posso ammetterlo in modo molto più esplicito: IO ODIO, DETESTO E SOFFRO TANTISSIMO NEL DIRE ADDIO O ARRIVEDERCI. Ecco, l'ho detto.
E poi, non sono così sicura che il motivo sia solo legato al distaccamento in se. Quando una persona parte ha sempre di fronte a se una nuova esperienza che potrebbe anche cambiargli la vita. Un già triste "arrivederci" potrebbe trasformarsi in un "addio"... Io questo lo so per esperienza.
La gente, quella che, a differenza mia, ha le palle per partire, a volte trova situazioni migliori ed indietro non torna più. Oppure trova persone nuove, interessanti, stimolanti e ... si dimentica di te.
Che mi resta? Mi resta sempre il tramonto in terrazza da guardare, il mio bicchiere di vino fresco in una mano, un rapanello nell'altra, "Let Her Go" di Passenger ed il cincischiare delle persone come sottofondo. Riuscire a contenere i ricordi in questa testa diventa sempre più complicato. La voglia di condividerli, di ragionarci e di confrontarmi per vedere se solo io ho questa visione della vita.
Autunno per scoprirsi, inverno per viversi, primavera per cambiare ed estate per capirsi e ritrovarsi.
Ora sono triste, perché avrei voluto avere la voglia di cercare il tuo sguardo, sorriderti e dirti sottovoce "abbiamo visto più albe che tramonti" e farti anche capire che, quando incontro una persona così bella, non mi va proprio di perderla.

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