Dopo 11 anni ricade di venerdì.
Come lo voglio ricordare? Beh, con rabbia. Non saprei come altrimenti.
Già... facciamo un salto al 2001. A quest'ora stavo asciugando i capelli e per la prima volta nella mia vita erano scuri. Un nero violino che la mia parrucchiera si era rifiutata di farmi ed io, testarda com'ero, avevo deciso di applicare la tinta da sola. Mi guardavo allo specchio, i capelli biondi che da 19 anni corniciavano il mio viso erano scuri, un colore forte, intenso, deciso e ... sembravo decisamente più pallida.
Mia madre mi guardò sconvolta, mia sorella approvava il mio cambiamento e mio padre, che a tavola stava proprio di fronte a me, non se ne rese nemmeno conto... dovetti dare un paio di suggerimenti :)
Mia sorella mi accompagnò a casa di una mia amica. Rimasi ad aspettare che finisse di prepararsi con sua sorella e poco dopo una coppia di amici ci stava portando a Crema.
Tutto procedeva come sempre... Io e lei al Pub, poi arriva il suo fidanzato ed io che vado a sedermi con i compagni di università. Eh si, li conoscevo da poco, ma ci si trovava in giro. Eravamo io, Lucy, Pelli, Melo e Ricky. Stavamo bevendo una Tennent's sul soppalco del veliero quando vedo tre ragazzi del mio paesello entrare. Beh, tra di loro c'è lui, il mio "fidanzatino". Le cose non sono mai funzionate benissimo... Per anni avevamo vissuto un tiramolla per vari motivi, ma ultimamente, da quando finalmente aveva ripreso a giocare in quell'importante squadra, suo padre gli permetteva di usare l'auto e ci si vedeva in settimana. Lui aveva iniziato a lavorare, io studiavo e, nonostante le nostre vite stessero cambiando, finalmente era meno stronzo del solito. Il ragazzo e la ragazza che erano con lui sapevano benissimo che ci si frequentavamo e, nel limite del possibile, ci lasciavano un pò da soli. Ed andò così anche quel fottuto venerdì sera.
Io, che solitamente non lo facevo, mi ero truccata per sembrare meno pallida. Con il mio nuovo look scendevo le scale e mi portavo da lui al bancone... Avevo il sorriso che univa le orecchie ed ero felicissima di vederlo. Lui era un pò ubriaco e mi accolse dicendo "togliti quel cazzo di trucco dalla faccia" e sui capelli non sembrava approvare. Mi girarono le palle. Fortissima voglia di spaccargli la faccia. Mi limitai a mandarlo a quel paese e tornai dai miei compagni di uni.
Dopo meno di un'ora, forse perchè la sua amica lo aveva "sgridato" per il comportamento, mi manda un SMS chiedendomi di uscire nel parcheggio.
Sono fuori, fa freddo, lo guardo negli occhi con disprezzo... sorride. Cerca di baciarmi, lo allontano. Mi chiede scusa in maniera goffa, non era di certo una delle sue qualità ammettere le colpe. Poi mi ripete che sono bella e che era solo rimasto sconvolto perché a lui piacevo così com'ero. Bah, ero un pò dubbiosa. Mi ripetevo ormai da mesi "per quale motivo insisto a voler frequentare una persona così fredda quando ho dall'altra parte un ragazzo che farebbe di tutto per me?" Boh, ero davvero confusa. Lui gioca una carta e mi chiede di andare con loro.. C'era un compleanno forse, nemmeno ricordo bene. Io rifiuto. Gli dico che non mi va, che ci penso e magari più tardi ci si becca. Qualche ora più tardi un suo ultimo SMS: "dai, torna con noi. Poi ti accompagno a casa io"
Nulla, quella sera tornai con la mia compagna di università ed andai a letto presto.
Il telefono vibra, un SMS di un mio amico "sei in giro?" gli rispondo dicendo che sono a letto ed ero convinta volesse andare al Buddha o da qualche altra parte come spesso si faceva il venerdì sera.
Poco dopo mi suona il telefono, mia sorella. "we, tutto bene?" io "si si perchè?" no niente.
Bah, mi metto a dormire. Il sabato mattina mi sveglio ed il telefono è pieno di chiamate della mia amica.
La richiamo pensando a chissà quale cazzata ha fatto che deve raccontarmela subito... Tutta allegra e scherzosa le chiedo cosa vuole e le sue parole me le ricordo come se le avessi sentite ora ma la cosa che mi rimbomba sono 3 parole: "è in coma".
In pigiama con il telefono in mano mi metto a camminare in cortile e nemmeno mi rendo conto di aver raggiunto il provinciale con le ciabatte da camera. Sono sconvolta, ho freddo perchè ho solo il pigiamino e fuori le temperature sono basse. Non capisco niente. Piango. Una fitta allo stomaco, vomito. Piango e vomito. Prendo a pugni la ghiaia, ho le nocche insanguinate e sporche di terra. Torno a casa. Mia sorella è lì, mi guarda e mi dice "ieri sera c'era tutto bloccato. Un ragazzo mi ha detto che c'eri anche tu in macchina con loro. Stavo male" No, non ero io la ragazza con loro due. Io ho litigato e rifiutato il passaggio. Fortuna? Boh, per mesi ho pensato che forse, se ci fossi stata anch'io, non sarebbero andati così veloci.
I mesi successivi non li voglio nemmeno raccontare, ma prima con lei, la ragazza che era seduta dietro quella cazzo si golf cabrio di merda, abbiamo ricordato quella sera. Quella sera che, come oggi, era un venerdì.
Tutto quelle che ho fatto dopo non è servito a molto. Ho pianto tanto, ogni giorno. Ho anche pregato, senza sapere come fare. Le ho tentate tutte. Sono passati mesi e lui sempre in quel cazzo di letto.
Una vita rovinata per una cazzata fatta un vemerdì sera.